IOSONOUNCANE “IRA”

IRA è un mare, un oceano, un vulcano in eruzione, una massa di gente in movimento, IRA è un cervello che pensa troppo, un cuore che batte fuori tempo, IRA è un urlo di dolore, un gesto d’amore, IRA è il presente dentro al futuro dentro al presente. Non c’è una lingua e non c’è una musica, tutto è denso, esteso, monolitico e mastodontico. Lo straniamento iniziale viene dalle parole ma quando capisci che non importa sia francese o inglese o arabo sei ormai già perduto. La non lingua è la chiave dell’opera, quel “non” anteposto a concetti come melodia, cantabilità, fruizione, architettura. IRA è un non disco, perché è molto più di un disco.

Pezzo teatrale di 110 minuti che lascia senza fiato e si inserisce in uno scorrere che è un non tempo, dove lunghezza ed estensione perdono significato. IRA è il finale di Interstellar, è Babele, è migrazione sonora, è manifesto dell’oggi e mistificazione del domani come progresso. Un lavoro cupo, feroce, ma incredibilmente sinuoso e disposto in ogni traccia ad offrire riparo. La somma delle 17 tracce è superiore nettamente alle singole canzoni che, va da se, sono non canzoni. Il Battisti di “Anima Latina” passato per un setaccio Swans, interpretato da Robert Wyatt e Thom Yorke e da dervisci etnici in odore Dead Can Dance. Ma nessun paragone ha senso. Anche se non è propriamente inaudito il lavoro di Incani, tutto ha una fonte, tutto singolarmente può essere riconosciuto come qualcosa di già sentito o almeno di comprensibile e confrontabile. Ma è il tutto che pesa e quel tutto è un concetto di album come dalle nostre parti forse non si è mai e dico mai fatto.

Lavoro internazionale sotto ogni punto di vista, esperanto globale che esce un anno dopo del previsto e sarebbe stato ancora più uno shock fosse stato immerso in quel 2020 allucinante. Ora è qui tra noi, come un marziano a cui però dobbiamo fare posto senza indugi, perchè probabilmente siamo di fronte ad un’opera che farà storia e da spartiacque. Metabolizzarlo subito è impossibile, ma “sentirlo” immediatamente è altrettanto impossibile non accada. Sgomenta visione sul baratro dell’esistenza, dionisiaca messa per anime centrifughe, IRA è la riflessione sul caos che permea la stasi. E si muove.

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