Arriva come una sorpresa, come un sole caldo fuori stagione, e ferisce e lenisce. Otto brani, quaranta minuti, due uomini, un mondo. La carneficina del titolo è la pandemia, ma anche il dolore diffuso, e si riprende da dove eravamo arrivati con l’immenso “Ghosteen”. Simboli, metafore, parabole, nella liturgia di un Cave sempre più salmodiante ma sorretto da una scrittura … Continua a leggere